Mostra “Parco Archeologico e Paesaggistico Valle d’Oro”

Il 29 Giugno 2013, l’Associazione “Maremma Mare” ha presentato alla stampa locale e nazionale lo Studio di fattibilità del “Parco Archeologico e Paesaggistico Valle d’Oro”, inaugurando la Mostra dedicata al progetto, nella Sala Esposizione del Frantoio, in Via Renato Fucini 10 a Capalbio.
La Mostra rimarrà aperta al pubblico dal 29 Giugno al 14 Luglio 2013, tutti i giorni dalle 19.00 alle 23.00, con ingresso libero.
La Mostra è organizzata con il Patrocinio del Comune di Capalbio e della Provincia di Grosseto; in collaborazione con la Soprintendenza Beni Archeologici della Toscana e con il FAI Presidenza Regione Toscana; e con la sponsorizzazione culturale della Banca BNL – Gruppo BNP PARIBAS.

VALLE D’ORO

La Valle d’Oro è una valle triangolare, posta a nord di Cosa e della Via Aurelia e delimitata a ovest dai poggi che formano il territorio interno di Orbetello e a est dai rilievi che la dividono dalla valle di Capalbio; al vertice è il Monte Nebbiello, alle pendici ovest del quale è un passaggio naturale verso nord che coincide con un importante percorso antico. La Valle d’Oro nell’antichità costituiva l’immediato entroterra della colonia romana di diritto latino di Cosa (nota come Ansedonia dal Medioevo). La posizione strategica in rapporto al mare Tirreno e all’Arcipelago Toscano, l’eccellenza dei suoli e delle risorse naturali e la relativa vicinanza a Roma sono all’origine dello straordinario sviluppo dell’area a partire dalla conquista romana (280 a.C.), prima con intenti militari e di controllo, poi con finalità di sfruttamento intensivo dei terreni da parte di proprietari della classe senatoria dell’Urbe. Il microcosmo della Valle d’Oro viene così ad essere lo specchio di una fase storica che comprende la conquista di un territorio (quello etrusco e segnatamente quello della città di Vulci), la romanizzazione dello stesso con forma di colonizzazione, esplulsione degli abitanti precedenti e ristrutturazione agrimensoria ed infrastrutturale, fino allo sfruttamento economico da parte dell’aristocrazia romana e alla successiva crisi del sistema. Pur non trattandosi di un modello generalizzato ovunque in Italia e nemmeno in Etruria, su questo territorio si è concentrato un esteso dibattito che ha occupato buona parte dell’ultimo quarto del secolo XX. E qui sta l’altra peculiarissima caratteristica di questa area: quanto è stato appena riassunto non sarebbe stato possibile se nel territorio di Cosa non si fossero concentrati alcuni importanti progetti di ricerca, promossi da enti e università italiane e straniere, che hanno prodotto una massa di dati nuovi, illustrati per altro in innumerevoli e puntuali pubblicazioni, in un contesto di interpretazioni innovative e di vivace confronto scientifico. Ci si riferisce in particolare agli scavi condotti dall’Accademia Americana di Roma a Cosa e nel Portus Cosanus; ai saggi di scavo nella villa delle Colonne e sul Capalbiaccio della Wesleyan University; al progetto Settefinestre (Università di Siena, Pisa e Londra) comprendente lo scavo della villa di Settefinestre e della fattoria repubblicana di Giardino Vecchio, nel contesto di un vasto progetto di ricognizione che ha prodotto anche lo scavo di una fattoria etrusca, fuori della Valle d’Oro, nelle vicinanze di Semproniano, ma anche a innumerevoli interventi condotti dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana sulla Villa marittima della Tagliata e in altri siti dell’immediato circondario di Cosa, e all’approdo all’Albinia. Questa sequenza ha in anni recenti trovato una continuazione nella ripresa degli scavi a Cosa e nello scavo (Università di Bologna) della fornace per anfore di Albinia.

Foto della mostra (Andrea De Maria)

Guarda altre foto della mostra (conferenza stampa, inaugurazione, backstage)

Filmato promozionale del Progetto Parco Archeologico e Paesaggistico “Valle d’Oro”: